posted: 04.07.2018 @ 17:14 |
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Horror tedeschi e non solo: intervista a Home Movies!
Spasmo Video e tutte le uscite nel segno dell'indipendenza
Parte 3 - Indipendenti italiani: chi fa da sé...
Spostiamoci ora sulle uscite dedicate ai film di Alex, Carne morta, Mindcreep e Zombi New Millennium.
AV: Ci saranno due edizioni, quelle singole e quella esclusiva Home Movies limitata a 100 copie dove i titoli sono raccolti in un box molto bello nella grafica. Per me questa uscita rappresenta un onore e una grande gioia: ovviamente sono film che amo come se fossero figli, ma non nascondo che sono assolutamente casalinghi, realizzati con una videocamera e qualche amico. Oggi, fortunatamente, anche se le risorse sono sempre poche, ho a disposizione dei mezzi di produzione veri e propri e degli attori. Ai tempi non avevo nulla, per il mio primissimo film Blade Killer, in una scena sulla spiaggia dove non avevamo il sangue abbiamo fatto incetta di bustine di ketchup in un pub: con la scusa di mangiare un hamburger, ne avremo prese a tradimento una quarantina! E doveva essere un buona la prima! Quindi parliamo di condizioni di questo tipo. Il film comunque non è incluso nel cofanetto perché mi si è smagnetizzata la traccia audio, quindi devo vedere se riesco a ricostruirla, eventualmente sarà recuperato più avanti.
Possiamo rivelare questi divertenti retroscena?
AV: Sì, anche perché considera che in ogni film sarà presente una mia presentazione, denominata Istruzioni per l'uso, in cui oltre a spiegare allo spettatore "cosa andrà a vedere", racconto proprio questo tipo di aneddoti. Prendiamola come un'anticipazione insomma! :-)
Queste uscite si inseriscono nella collana dedicata al cinema indipendente italiano. Come nasce questo progetto?
GI: Fra le varie riviste a cui collaboravo quando avevo circa vent'anni c'era Taxi Drivers (di cui oggi esiste il sito, io però ti parlo della versione cartacea), dedicata al cinema indipendente italiano e che in quel circuito aveva assunto una piccola statura di culto. Fra le sue pagine portavamo all'attenzione del pubblico una realtà altrimenti nascosta, ovvero quel cinema se vogliamo anche pieno di difetti, ma genuino, dove le idee vengono messe a frutto dai giovani registi italiani. Usiamo il termine "indipendente", ma in realtà parliamo di un cinema "autoprodotto", che è il vero e proprio underground italiano, quello dove rispondi soltanto a te stesso, alle tue idee, alla tua volontà e ai tuoi soldi. Il cinema "indipendente" vero e proprio, secondo la logica che gli si dà in America, è diverso, ha un meccanismo distributivo e produttivo ben definito: in pratica un film indipendente americano ha i soldi che in Italia si usano per un titolo di fascia alta, quale può essere una commedia di Carlo Verdone. Quindi siamo in due ambiti molto diversi tra loro. Consideriamo inoltre che nell'underground ci si confronta con generi come l'horror, il poliziesco, il thriller di cui in Italia esistono ormai soltanto le ceneri, è un ambito sepolto e in cui il "sistema-cinema" non investe più. Home Movies nasce idealmente come prosieguo di quel lavoro che svolgevo su carta, per mostrare questi film autoprodotti, fornire così visibilità ai talenti, creare movimento e avvicinare le nuove generazioni. Un tempo questo compito lo svolgevano i festival, che però ormai sono in crisi, manca un luogo, un'agorà dove mostrarsi al pubblico. Ovviamente applicheremo sempre più una selezione che punti alla qualità perché è vero che chiunque può fare i film, ma bisogna anche dare l'occasione a chi la merita davvero.
AV: La collana sugli indipendenti italiani è stata inaugurata da Non nuotate in quel fiume di Roberto Albanesi e poi è uscito The Pyramid, cui si stanno aggiungendo altri titoli, come The antithesis... i miei film inaugurano una diramazione nella collana che va a pescare dagli albori dell'underground italiano, di cui faccio parte, poi avremo anche i film di Fabio Salerno e tanto altro.
Alex, quindi artisticamente sei coinvolto in questa collana?
AV: No, io mi occupo di Spasmo Video e curo alcuni extra della terza collana, Night Wolf, dedicata ai "cult" internazionali, con produzioni più importanti, anche a livello di budget. Alle volte però segnalo a Giacomo alcuni titoli, soprattutto quelli del passato, ma nel complesso è una cosa che gestisce direttamente lui.
Giacomo, allora, abbiamo chiarito il "perché", passiamo al "come", ovvero come si articola la proposta legata al cinema indipendente... pardon, "autoprodotto"!
GI: Iniziamo col precisare che quello di cui parliamo è un cinema che va visto con intelligenza, dove la mancanza dei mezzi a volte non toglie la legittimità di essere considerati per i propri meriti. Tanti di questi giovani registi vengono dalla gavetta in documentari, nella televisione, nei videoclip: ci sono talenti, alcuni sono bravi nel racconto, altri nel montaggio, altri ancora più completi nell'insieme. In generale lo scenario è ricco di proposte e di generi, sicuramente superiore alle aspettative. Dai tempi di Taxi Drivers è passata molta acqua sotto i ponti, all'epoca quello autoprodotto era un cinema fatto con i primi esperimenti su digitale, era più difficile realizzare un lungometraggio tenendo le persone impegnate per diversi mesi, e anche per questo alcune delle nostre uscite sono pescate tra le proposte meno recenti, per dare una visione d'insieme dagli albori al presente. I film di Alex, ad esempio, risalgono agli inizi del Duemila, guardavano all'underground tedesco e puntavano molto sugli effetti. La confezione era amatoriale, ma quanti registi oggi possono vantare di aver realizzato un film nel 2001 in digitale che aveva un suo perché? Veramente pochissimi. Anche per questo gli ho chiesto di introdurre i vari titoli, per dare tutti gli elementi affinché lo spettatore, magari attirato solo dalla grafica del DVD, capisca cosa sta andando a vedere.
Anche in questo caso, una volta nata l'idea, come ti sei mosso?
GI: Come ho già spiegato, il cinema indipendente è la mia grande passione, ma naturalmente ho dovuto ragionare da imprenditore e quindi l'avventura è iniziata con i piedi di piombo. Siamo partiti con due film, Non nuotate in quel fiume, di Roberto Albanesi, insieme al suo seguito Non nuotate in quel fiume 2, che prendono in giro il cinema degli anni Ottanta e anche per quello sono volutamente “fatti male”. Entrambe le uscite hanno avuto molto successo. Poiché ci interessava mettere in piedi un progetto coerente per promuovere questo cinema, fin dall'inizio abbiamo voluto dare al tutto un profilo grafico/tecnico di qualità. Quindi grafiche curate sempre da Giorgio Credaro e supporti DVD/Blu-Ray realizzati con i migliori materiali disponibili, dalla carta delle fascette alla plastica per i box fino all'authoring e ai contenuti speciali, che sono molti e inediti. Facciamo a mano anche la numerazione delle copie. Ogni film contiene una lettera aperta del regista che si rivolge al pubblico, Home Movies vuole essere una vetrina, dopotutto. Dopo questi primi titoli più piccoli, ci siamo spostati anche su opere realizzate con mezzi più importanti.
Ti va di farci una carrellata? In fondo è un cinema "nascosto" che i nostri lettori potrebbero non conoscere, quindi dei dettagli in più possono aiutare.
GI: Certo, Il terzo titolo è stato The Pyramid, un film collettivo, girato in parte anche da Alex, dove ho pensato di fare pure il Blu-ray. In quel caso data la capienza maggiore del supporto, ho fatto allegare a ciascun regista un cortometraggio degli esordi, sempre per aumentare le occasioni di visibilità e far capire l'evoluzione del percorso. Graficamente il DVD ha sempre la copertina differente dal Blu-ray e, come già anticipato, le prime 100 copie (di 500 totali) hanno una versione esclusiva, magari in slipcase o con card e gadget allegati, realizzati da noi in collaborazione con i registi, che sono coinvolti completamente nella lavorazione. In pratica ho “portato in casa” quanto maturato con l'esperienza di Penny Video e Shockproof.
GI: Il quarto è stato La scultura, di Mauro John Capece, primo film a uscire fuori dal genere. Un titolo drammatico e molto forte, che ha vinto 38 premi in 34 festival. Quindi parliamo in questo caso di un regista che ha una struttura più definita alle spalle, ma mantiene lo spirito che a noi interessa. Infatti distribuiremo anche il suo prossimo film.
Poi abbiamo puntato a un gruppo di titoli più grotteschi, alla "Troma-maniera", che si facessero notare per un tono più divertente. Siamo partiti con Crappy Toilet, di Paolo Treviso, storia di un gabinetto pubblico parlante che racconta eventi folli. A un certo punto, però, si "esce" dalla storia e lo spettatore decide di vendicarsi contro il regista che ha fatto un film così brutto e si arma per ucciderlo. Una presa in giro fantastica, che anche per questo non è stata molto capita. Paolo guarda molto al grottesco dell'underground americano, da Harmony Korine a Jodorowsky e il suo prossimo film, che distribuiremo a Natale, posso anticipare che è assolutamente più personale e di livello qualitativo più alto.
GI: Quindi è stata la volta di Alberto Genovese, con L'invasione degli astronazi e il suo nuovo Dolcezza extrema, che è stato comprato dalla Troma: un film unico nel suo genere, fatto con pupazzi parlanti in stop-motion realizzati con materiali di risulta, e la partecipazione di Marco Antonio Andolfi, regista del cult La croce delle sette pietre. Un titolo che sta piacendo e sta facendo un bel percorso e ci rende quindi orgogliosi di averlo selezionato. In questo caso riteniamo importante aver fornito la possibilità di vedere due lavori dello stesso regista molto distanti nel tempo: L'invasione degli astronazi è infatti del 2009, mentre Dolcezza extrema del 2018, quindi ribadiamo la possibilità di mettere il pubblico di fronte alla consapevolezza di come si è evoluto lo stile dell'autore.
Ci premeva infine dare visibilità anche ai cortometraggi di quegli autori che magari non sono ancora riusciti a fare un lungo. Piazzare un singolo corto però è difficile, e così ci siamo inventati Don't R.I.P., un'antologia di sette autori diversi, realizzata grazie a un accordo con il Roma Blood Fest, che ha contribuito alla realizzazione del DVD. Sono sette diverse sfumature del cinema horror, dal thriller, al grottesco, al film alla Dario Argento, tutte di qualità, con titoli uno più bello dell'altro, realizzati in tempi diversi. L'idea ora è di portare nei festival l'opzione di un Don't R.I.P 2, 3 o 4, per mostrare in seguito altri corti.
Insomma, un bel ventaglio di possibilità, tanto che posso già chiederti di tracciare un bilancio.
GI: Sì, in tutto entro Luglio avremo distribuito 19 titoli. Da parte mia sono contento delle scelte, ma la cosa di cui sono più orgoglioso è aver permesso a questi autori di dialogare tra loro: Alex ad esempio non girava più nulla dal 2013, ma ora, dopo aver distribuito The Pyramid, abbiamo in uscita il suo nuovo Stomach, che abbiamo aiutato con un contributo, quindi stiamo già passando a una nuova fase, in cui diventiamo anche coproduttori.
Ci anticipi le uscite future?
GI: Prima della fine dell'estate usciremo con Lilith's Hell, di Vincenzo Petrarolo, che ha alle spalle produttori americani e Ruggero Deodato nel cast, e ripartiamo poi a Settembre con The Carpenter's House, di un vero talento, Brace Beltempo, un ragazzo milanese che gira qualcosa come 120 videoclip all'anno per vari gruppi musicali e che qui ha realizzato un horror “ginecologico” con inquadrature molto osé, ma anche una qualità da slasher americano a tutti gli effetti. Gli ho già chiesto anche di mostrarmi la sua prossima sceneggiatura per partecipare alla produzione, come ho fatto con Alex, e come sto facendo con Paolo Treviso. Lo faremo con Roberto Albanesi e Francesco Mirabelli che ha fatto The antithesis che sta andando molto bene.
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