posted: 23.10.2017 @ 13:06 |
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Da Alan Young Pictures a Shockproof
Intervista a Michele De Angelis
Parte 1: Il passato
Ciao Michele, bentornato su DVDWeb: anni fa proprio con te abbiamo inaugurato lo spazio delle interviste, affrontando l'attività di Alan Young Pictures. Riprendiamo quindi il filo del discorso là “dove eravamo rimasti”: che ricordi hai oggi di quell'esperienza e che bilancio puoi trarne?
I ricordi sono ottimi, abbiamo fatto un lavoro importante su titoli trascurati: con l'avvento del DVD si è potuto rispettare di più l'aspetto visivo del film e puntare sulla creazione di contenuti speciali, tutti elementi che con il mercato del vhs erano stati trascurati. E poi c'era il rispetto del formato originale, dopo anni di Pan&Scan. Abbiamo sempre rimasterizzato tutto in digitale, e una delle prime uscite, Il fascino discreto della borghesia, rappresentò anche il primo master HD restaurato qui in Italia. Comprammo i diritti dal coproduttore italiano del film e il master da Criterion Collection e Studio Canal, che partiva dal negativo originale depositato in Francia. Poi lo lavorammo qui in Italia effettuando il restauro.
Ricordo che ai tempi si accennò all'identità del fantomatico Alan Young, ne parlasti da qualche parte come di una persona incredibile di cui un giorno avresti raccontato la storia: l'hai poi fatto?
Sì, era un personaggio che era emigrato in America, si era arricchito, poi era finito in prigione e si era redento passando al cinema. Ma ora che è passato un po' di tempo possiamo svelare l'arcano: era tutta un'operazione di marketing. Alan Young derivava in realtà dalle iniziali dei nomi dei miei due soci (Young perché uno era più giovane). Tutto inventato da me!
(qui ci siamo fatti ovviamente una bella risata :-)
Il lavoro che forse i più ricordano fu quello portato avanti sul cinema italiano: uscirono edizioni importanti di titoli come Cannibal Holocaust, Milano odia: la polizia non può sparare, Se sei vivo spara...
Sì, abbiamo recuperato, laddove possibile, film che in quel momento storico sembrava suscitassero l'interesse del pubblico: quindi un cinema italiano un po' negletto nei decenni precedenti e legato ai generi, come la commedia e anche qualche western (quest'ultimo con un po' più di difficoltà nei gusti dell'utenza). Ricordo l'edizione di Tepepa dove ricostruimmo il film insieme al regista Giulio Petroni, oggi purtroppo scomparso, reinserendo numerose scene recuperate comparando le versioni di vari paesi. Un lavoro che comportò diversi mesi. Poi restaurammo anche molti polizieschi, un lavoro che poi personalmente ho continuato con la NoShame Films.
Come descriveresti la situazione di mercato dell'epoca?
Era completamente diversa da quella attuale, si potevano offrire prodotti a prezzi molto più alti, e anche i costi di lavorazione erano all'incirca tre/quattro volte quelli attuali. Parliamo di duplicazione, authoring e pre-mastering. Oggi i costi restano elevati se si lavora a livello professionale, ma la tecnologia è migliorata diventando più accessibile. Alla fine degli anni Novanta i primi encoding venivano fatti con macchine hardware e questo comportava una serie di costi fissi (legati all'acquisizione dei macchinari) che oggi sono stati abbattuti, perché si lavora a livello software.
Prima hai citato l'esperienza di NoShame: che differenze ha presentato rispetto a quella di Alan Young?
È stata più importante in quanto abbiamo acquisito molti più titoli e poi abbiamo operato anche sul mercato americano, cosa che nessuno aveva mai fatto prima. Anche se qui non se ne parla, NoShame fu considerata nel 2006 tra i dieci migliori distributori nordamericani da Dave Kehr, che all'epoca era il critico del New York Times e ora lavora al MOMA. Lo stesso fece, nel medesimo anno, anche Glenn Kenny, critico della rivista Première e ora del New York Times. Fu una grande soddisfazione entrare in America dalla porta di servizio e dopo un anno vedersi comparati a Criterion e realtà simili. In America abbiamo proposto alcuni titoli di genere (i gialli di Sergio Martino e qualche altro), ma principalmente abbiamo lavorato sul cinema d'autore e i classici del cinema italiano: Il ferroviere, Cronaca di un amore, Boccaccio '70, Partner, Amore e rabbia. Un lavoro che ci ha dato una grandissima soddisfazione.
Una delle cose che più mi colpi di Alan Young Pictures e NoShame era che finalmente si proponevano degli editori italiani che, lavorando sul nostro cinema, producevano contenuti originali – quindi una situazione molto da diversa da quella cui eravamo abituati, in cui gli extra erano presenti solo se il film era nel catalogo di un grosso distributore internazionale. Quanto è difficile realizzare contenuti in Italia?
All'epoca era piuttosto difficile, sempre per motivi di costi e tecnologia. Adesso il mio cellulare realizza filmati Full HD di grande qualità, all'epoca ci si doveva dotare di telecamere standard definition Mini-DVcam, o affittare un beta digitale. Poi c'è l'aspetto legato al compenso degli artisti coinvolti, che spesso vogliono essere pagati, vista la finalità commerciale del prodotto (non tutti comunque). Ad ogni modo la produzione di contenuti esclusivi è sempre stata uno degli elementi più importanti perché arricchisce l'edizione e invoglia lo spettatore all'acquisto.
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