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posted: 05.12.2016 @ 14:38
Quattro chiacchiere con... Opium Visions!
Faccia a faccia con la nuova collana di Penny Video
Ciao Simone e benvenuto su DVDWeb. Inizierei questa chiacchierata partendo dal personale: leggendo le tue note biografiche si nota una cinefilia curiosa, orientata alla riscoperta di rarità e di autori poco esplorati. Parlaci di questo aspetto e di come ha influenzato in concreto il tuo percorso professionale.
Ho iniziato a interessarmi di cinema durante gli anni del liceo, partendo dal gotico Universal per arrivare poi al cinema d'autore, ma senza mai abbandonare la serie B e i registi più eccentrici. Successivamente ho studiato a Tor Vergata, dove ho avuto la fortuna di trovare professori molto appassionati e molto poco accademici, che mi hanno incoraggiato in queste mie esplorazioni. Quando andai a chiedere la tesi ad Adriano Aprà, lui mi propose di occuparmi di Vittorio Cottafavi, il re del peplum all'italiana, e mi assicurò "ti divertirai". Da allora, come critico, mi sono sempre dedicato allo studio di film e autori da riscoprire.
Come avviene poi il passaggio alla creazione di Penny Video?
A 21 anni ho provato a fare un po' di cinema, partecipando alla produzione di un piccolo horror, Il bosco fuori (2006), che ha avuto una certa eco anche internazionale. Da lì è iniziato un percorso parallelo, che mi ha portato a interessarmi di produzione e distribuzione. Ho lavorato in particolare per la RHV, che è stata la palestra dove ho imparato come si realizza concretamente un DVD. A un certo punto mi sono sentito pronto e ho avviato un'attività in proprio.
Consultando il sito si notano alcuni aspetti interessanti e fuori dagli schemi, ad esempio la presenza di un blog critico, curato da Adriano Aprà, presentato come primo tassello di un progetto sulla storia della "nuova critica" in Italia. Ti va di approfondire questo concetto e il rapporto tra cinefilia e critica?
All'inizio degli anni '60, Adriano Aprà è stato il primo critico a importare in Italia quella "politica degli autori" che animava la cinefilia francese degli anni '50, difendendo registi come Hitchcock e Hawks, che all'epoca venivano considerati poco più che abili mestieranti. La sua è stata dunque una voce fondamentale per la nascita di quella "nuova critica" che ha poi riscoperto il cinema popolare, senza complessi ma anche senza snobismi. Oggi forse siamo arrivati all'eccesso, nel senso che c'è chi preferisce Polselli a Rossellini, ma proprio per questo mi sembrava interessante ripubblicare i testi cardini che hanno informato la cinefilia italiana degli anni '70. L'idea del blog nasce da qui, e Adriano l'ha subito accolta con entusiasmo.
Altra cosa che spicca è la presenza di un vero e proprio servizio di cineteca per la circuitazione dei film: si torna quindi al discorso di prima della ricerca "sul campo", dichiarato poi dall'intento di proporre un modello di distribuzione alternativa, più vicino alle esigenze dello spettatore moderno. Nel concreto come avete lavorato per arrivare a questo?
La Penny Video nelle intenzioni vorrebbe diventare un punto di riferimento per i tanti "compagni di strada" che in Italia (e non solo) si occupano di far circolare un cinema "non allineato". Siamo disponibili per qualsiasi forma di collaborazione, la nostra casella mail è aperta a tutti: film-maker, festival, studiosi e semplici appassionati. L'home video finora è stato il fulcro della nostra attività, anche perché è un settore che richiede investimenti non esagerati e permette un certo controllo sul prodotto finito, ma in prospettiva ci interessa sperimentare anche la distribuzione in sala e online, approfittando appunto dei nuovi canali digitali che si stanno creando negli ultimi anni. Ci sono diversi progetti in ballo per il 2017, ma per scaramanzia è meglio non anticipare troppo.
Fra le realtà con cui collaborate c'è il festival I Mille Occhi di Trieste, curato da Sergio Mattiassich Germani, figura storica della cinefilia. La "mission" del festival è effettivamente l'abbattimento di generi e filoni per una cinefilia a 360°. Come è nata questa collaborazione?
Il festival sta conducendo da anni un lavoro di ricerca davvero unico sul cinema italiano sommerso, anche se non sempre purtroppo siamo stati premiati dall'attenzione del pubblico e della stampa. Io ho iniziato a collaborare nell'ormai lontano 2008, e da allora ho curato tutti i cataloghi del festival, in cui ogni anno riversiamo riflessioni critiche ma anche materiali d'archivio mai visti (QUI un assaggio). Negli ultimi anni, Sergio mi ha inoltre concesso carta bianca per due retrospettive "a sorpresa", in cui abbiamo proiettato alcuni film invisibili provenienti dalla mia collezione di pellicole 16mm e 35mm. Credo che la proiezione di mezzanotte in Technicolor di L'amante di Paride di Edgar G. Ulmer resterà uno dei momenti più deliranti nella storia del festival.
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