posted: 29.02.2016 @ 15:45 |
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Oscar 2016: largo ai giovani... o no?
Il nostro commento alla nottata delle stelle
Che fosse un anno difficile lo si era già scritto e i risultati non possono che confermarlo con una composizione del parterre quanto mai insolita e variegata: basti pensare che il Miglior Film (Il caso Spotlight) porta a casa appena due statuette, quasi una vittoria a metà in un premio che da sempre conta anche sulla quantità dei trofei... o no?
I commenti da fare non sono pochi, partiamo da una constatazione: è stato un anno all'insegna dei volti nuovi e del rinnovamento. Bocciati quasi tutti i veterani, da Charlotte Rampling a Sylvester Stallone a George Miller, il "nuovo" cinema degli Oscar ha i volti giovani (e bravi) di Alicia Vikander e Brie Larson.
Persino Mark Rylance, sebbene non "giovane" è comunque una relativa nuova scoperta: attore gigantesco, viene infatti onorato per una performance in levare che nobilita un film di per sé magnifico come Il ponte delle spie, di Re Spielberg (immancabile, e ci mancherebbe :-).
Naturalmente tutta l'attenzione va a Leonardo DiCaprio, finalmente incoronato "re del mondo" anche dai parrucconi dell'Academy, per un premio che stavolta sembra più che altro elogiare lo sforzo di un'interpretazione estrema, più che la "recitazione" in senso stretto (il dibattito se sia o meno consolazione per le troppe negazioni del passato è naturalmente aperto, noi siamo contenti per quello che – lo ribadiamo ancora – è comunque un premio assegnato anche qui per la prima volta).
A contraddire lo schema sembrerebbe prestarsi il Maestro Ennio Morricone, con i suoi decenni di carriera alle spalle: ma anche qui è la prima volta che lo storico compositore vince "sul campo", nel passato c'è soltanto la statuetta alla carriera. In questo caso, il veterano battuto è invece John Williams, effettivamente ai minimi storici con la colonna sonora del Risveglio della Forza (senza offesa, ma la nomination è da considerarsi puramente tributata in segno di rispetto).
Bello quindi il fatto che sia stato premiato un gigante come Morricone, ancor più considerando che la sua colonna sonora di The Hateful Eight era effettivamente la migliore della cinquina. E bellissimo l'abbraccio che lo ha visto unito allo stesso Williams e a Quincy Jones, per chi ancora si emoziona di fronte a simili leggende viventi e non si arrende al fatto che il meglio è ormai scomparso nelle pieghe del passato, magari in quei video commemorativi che quest'anno ci atterriscono del tutto, ricordandoci che in un solo anno se ne sono andati titani come Wes Craven, Christopher Lee e Leonard Nimoy :-(
Tutto bene insomma? L'industria si rinnova e guarda al futuro con equilibrio? In realtà no, lo schema infatti presenta grosse criticità, che si evidenziano appena entriamo nel merito delle scelte fatte.
Prendiamo ad esempio proprio la statuetta per il Miglior Attore non Protagonista. Lo avevamo già scritto, era la categoria più difficile, destinata a lasciare comunque delusioni sul campo. In valore assoluto, la performance di Mark Rylance era effettivamente la migliore dell'anno, quindi non si può definirlo un furto ai danni di nessuno. E' un premio assolutamente corretto.
Ma è anche un premio "giusto"? La delusione che ha accompagnato l'esclusione di Sylvester Stallone è motivata sia dalla constatazione che era adeguato premiare un attore ormai "cult". Ma anche un ruolo – quello di Rocky Balboa – che ha ormai assunto un valore trans-generazionale. Il regista di Creed, Ryan Coogler, non era ancora nato quando Stallone già indossava i guantoni di Balboa, ha ereditato la passione per la saga dal padre e l'ha rinnovata portandola in dote a una nuova generazione di spettatori. Il ruolo dunque è più che importante, è iconico, gratificato anche da un'interpretazione eccezionale che rappresenta pure una sorta di "ultima possibilità". Forse avremmo potuto vedere Rylance premiato ancora in futuro, per Stallone le speranze sono ormai bassissime e possiamo solo sperare in un tardivo riconoscimento alla carriera. Un peccato. A volte bisogna andare al di là dei valori assoluti e guardare le cose in una prospettiva storico-critica.
Altro punto controverso riguarda il "caso" Mad Max: Fury Road, che con sei statuette è una sorta di vincitore morale. Sembra si sia voluta premiare la perizia tecnica, con la contraddizione però di vedere i vari tecnici sfilare sul palco e ribadire all'unisono che il film è principalmente il frutto di una visione globale assunta dal regista George Miller... escluso dai premi. L'Academy ha tenuto conto del valore di un film già citato come paradigma del blockbuster ideale, ma non ha avuto il coraggio di andare fino in fondo privilegiando il tecnicismo un po' fine a se stesso di Inarritu alla seconda statuetta consecutiva (davvero esagerato, pensiamo che è alla pari di Spielberg!!).
Davvero pensiamo che il valore di Mad Max: Fury Road si esaurisca nel trucco o nelle scenografie e non anche nell'incredibile visione di un regista che a 70 anni ha dato la birra a tanti giovani colleghi? Qual è il cinema "giovane" in questo caso? Occasione mancata, senza ombra di dubbio.
A vincere il premio più ambito è invece, come già anticipato, Il caso Spotlight, film solido, ben scritto, ben recitato e ben diretto, anche qui, da un regista abbastanza giovane, Thomas McCarthy (non ha ancora 50 anni). Ma è anche un cinema "già visto", che si incanala nel solco della tradizione del film di impegno civile anni Settanta alla Tutti uomini del presidente. Anche qui, si può davvero parlare di un cinema “giovane” o, comunque, di rinnovamento? Le perplessità sono legittime, al di là del valore assoluto della pellicola.
Ottimi invece i premi a Inside Out – effettivamente il "caso" animato dell'anno – e bellissimo nella sua sorpresa il premio per gli effetti speciali visivi al piccolo e delizioso Ex Machina, dove ritroviamo Alicia Vikander nel cast, quasi a chiudere un ideale cerchio.
Due parole, infine, anche sulla conduzione di questa nottata dai ritmi serratissimi, con un Chris Rock che ha ironizzato sulla polemica riguardante l'esclusione di artisti neri dalle nomination, in una girandola di battute anche molto feroci e azzeccate sul tema. Certo, molto bene, ma quando si è reso evidente che tutto il repertorio della serata andava nella stessa direzione, la cosa ha finito per perdere forza...
La gag migliore resta quindi ancora una volta una più "piccola" e goliardica, l'inquadratura veloce in galleria dove l'orso di Revenant applaudiva contento alla cerimonia. Il vero colpo di genio della serata!
Tutti i premi:
MIGLIOR FILM
- Il caso Spotlight
Regia di Thomas McCarthy
Uscita italiana: 18 Febbraio 2016
Produttori: Michael Sugar, Steve Golin, Nicole Rocklin e Blye Pagon Faust
REGIA
ATTORE PROTAGONISTA
ATTRICE PROTAGONISTA
ATTORE NON PROTAGONISTA
ATTRICE NON PROTAGONSITA
SCENEGGIATURA ORIGINALE
SCENEGGIATURA NON ORIGINALE
FILM D'ANIMAZIONE
FILM STRANIERO
- Il figlio di Saul, di Laszlo Nemes (Ungheria)
FOTOGRAFIA
- Emmanuel Lubezki per Revenant - Redivivo
SCENOGRAFIA
- Colin Gibson, Lisa Thompson per Mad Max: Fury Road
MONTAGGIO
- Margaret Sixel per Mad Max: Fury Road
COLONNA SONORA
- Ennio Morricone per The Hateful Eight
CANZONE
- "Writing's On The Wall", da 007 Spectre
EFFETTI SPECIALI VISIVI
- Andrew Whitehurst, Paul Norris, Mark Ardington e Sara Bennett per Ex Machina
SUONO
- Chris Jenkins, Gregg Rudloff e Ben Osmo per Mad Max: Fury Road
MONTAGGIO SONORO
- Mark Mangini e David White per Mad Max: Fury Road
COSTUMI
- Jenny Beavan per Mad Max: Fury Road
TRUCCO & PARRUCCO
- Lesley Vanderwalt, Elka Wardega e Damian Martin per Mad Max: Fury Road
DOCUMENTARIO
CORTOMETRAGGIO DOCUMENTARIO
- A Girl In The River: The Price Of Forgiveness, di Sharmeen Obaid-Chinoy
CORTOMETRAGGIO
- Stutterer, di Benjamin Cleary e Serena Armitage
CORTOMETRAGGIO ANIMATO
- Bear Story, di Gabriel Osorio Vargas
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A presto con nuove, curiose anticipazioni!
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