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posted: 23.02.2015 @ 12:54
Oscar 2015: la teoria del (prevedibile) tutto
Confermate le premesse, poco coraggio e tempo di bilanci
Americani? Viene voglia di definirli svizzeri per la precisione millimetrica con cui hanno imbastito una notte delle stelle senza sbavature e fin troppo controllata!
Sarà che nella testa avevamo ancora i selfie e le pizze ordinate da Ellen DeGeneres nel 2014, ma alla fine si è sentita la mancanza del guizzo, sia a livello di organizzazione dello spettacolo che di premi, dove sono stati confermati quasi tutti i pronostici.
Certo, diamo a Neil Patrick Harris ciò che gli spetta: bello il numero introduttivo musicale, divertente la gag della busta con le "previsioni" che prendono in giro la routine della cerimonia e, su tutte, il geniale sketch "in mutande" che in un colpo solo intreccia Birdman con Whiplash :-)
A proposito di Whiplash, la vittoria del grandissimo J. K. Simmons spiana la strada a un tris d'attori formidabile: oltre allo stesso Simmons troviamo infatti Julianne Moore e Patricia Arquette. Tre veterani che, incredibile a dirsi, non avevano mai vinto nonostante anni (anzi decenni) di onorata carriera.
E' mancato solo Michael Keaton per fare poker, battuto prevedibilmente da Eddie Remayne, forte della sua Teoria del tutto che è una vera ricetta per l'Oscar: biopic + interpretazione che contempla una notevole trasformazione fisica = statuetta assicurata. Di buono c'è che, in tanta prevedibilità, si investe in un nome nuovo, che speriamo sappia farsi valere.
Nel complesso ha vinto un'idea di cinema dell'irreale, che ha battuto quello del reale, ma fino a un certo punto: Boyhood è il vero grande sconfitto (troppo facile come strategia, non lo meritava), surclassato dai film che inventano "mondi" e giocano la carta dell'iperrealismo, come Birdman e Whiplash. Titoli che però giocano su terreni abbastanza sicuri (l'artista in difficoltà). A questo punto perché non "osare" anche con Interstellar? Più facile puntare su Grand Budapest Hotel, che assicura una patinatura più "indie" e artistica ed è il vero vincitore morale della nottata.
Note stonate: ok, Big Hero 6 è bello, ma questa cosa che ogni anno l'Oscar per l'animazione debba andare alla Disney sta diventando francamente eccessiva, soprattutto quando ci sono in ballo dei concorrenti di tutto rispetto. Sembra di essere tornati ai tempi della Miramax negli anni Novanta...
Nota adessononesageriamo: l'Italia che dà del provinciale all'America per non aver citato Francesco Rosi nel video dei ricordati è troppo. A parte che potrebbe essere recuperato l'anno prossimo, ma preoccupatevi piuttosto che vengano ricordati i film di oggi, piuttosto che i soli fasti del passato (meno male che l'anno scorso ha vinto Sorrentino :-)
E oggi di italiano c'è la costumista Milena Canonero, anche lei una veterana, alla quarta statuetta: alla fine ok l'irrealtà, ok il nuovo, ma l'industria punta comunque sui suoi cavalli di razza, in ossequio alla "teoria della prevedibilità". E' la ricetta dell'entertainment made in Usa: un po' di vecchio e un po' di nuovo e la pillola va giù :-)
Appuntamento all'anno prossimo, potete come sempre dire la vostra nello spazio dei commenti.
Ps: nota di colore per concludere e perché questa foto non posso non postarla :-))
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Re: Che serata [Oscar 2015: la teoria del (prevedibile) tutto]
By: lv
Posted: 25.02.2015 @ 11:32
Condivido la felicita' per il meritato oscar a J.K. Simmons, a mio giudizio attore finora sottovalutato. Sono contento anche del fatto che, alla fine, Boyhood sia stato trattato come il mediocre e insulso film che e'.
Che serata [Oscar 2015: la teoria del (prevedibile) tutto]
By: coach
Posted: 24.02.2015 @ 19:43
Beh, io sono contento per vedere Neil Patrick Harris (conosciuto con Starship Troopers e glorificato in HIMYM) come presentatore, e per l'Oscar a J.K. Simmons (meritato anche per l'immenso lavoro svolto in Spider Man)