Lo ammetto, ero prevenuto nei confronti di Il Discorso del Re: pensavo infatti che, data la trama incentrata su un... discorso, il film fosse verboso e pieno solo di teste parlanti. Cioè che fosse uno di quei film profondi quanto si vuole ma incapaci di raccontare quella profondità con le immagini.

 Invece, proprio le immagini di Il Discorso del Re catapultano nell'odissea del suo protagonista Colin Firth, evidenziandone il percorso di maturazione in due contesti molto particolari: quello sociale della monarchia inglese, e quello storico pre-seconda guerra mondiale.

 Firth interpreta il Duca di York, Bertie, che si ritrova Re d'Inghilterra dopo la morte del padre Edoardo VIII, e l'abdicazione di un fratello troppo libertino. La guerra mondiale è alle porte e a Bertie, incoronato Giorgio VI, si richiede di tenere un discorso radiofonico che fortifichi la nazione nell'imminenza del conflitto: solo che Bertie è così balbuziente da non spiccicare parola nemmeno con le figlie Margareth ed Elisabeth (futura Regina).

 Alla situazione tenta di porre rimedio Lionel Logue, un simpatico logopedista australiano ingaggiato dalla moglie di Bertie, e che usa metodi poco ortodossi...

 Ci sarà pure un motivo se il film di Tom Hooper ha vinto 4 Oscar (film, regia, sceneggiatura e attore protagonista): a ben vedere ce ne sono tanti, ad esempio l'ironia delicata, la qualità della ricostruzione storica, l'uso perfetto degli spazi e la recitazione degli attori, cioè Colin Firth e poi gli splendidi Geoffrey Rush, Helena Bonham Carter e Guy Pierce.

 Ma soprattutto, e qui mi ricollego all'inizio, c'è quella regia così sublime da superare la pur forte presenza di dialoghi. Fra geometrie allungate, accentramenti, o decentramenti di personaggi, l'uso delle pause, dei totali, o di piani sequenza.

 Quasi tutte le immagini trasmettono le emozioni del povero Bertie, tipo il senso di imbarazzo, o inadeguatezza di fronte all'incombere delle sue responsabilità. In più raccontano un'amicizia, fra il monarca e l'uomo comune Lionel Logue, che supera le barriere sociali, e con tanti rimandi visivi alla solitudine, e alla normalità nascosta dietro l'etichetta reale.

 Sempre le immagini inquadrano benissimo un momento storico segnato da due passaggi fondamentali: l'esplosione del media radiofonico (che all'improvviso rende cruciale la capacità di comunicare alle masse) e il destarsi di un mondo che dovrà fronteggiare il nazismo. E la cui presa di coscienza è ben sintetizzata dalla maturazione di Bertie, sia umana che comunicativa.

 Insomma, ce n'è abbastanza per riconciliarsi col buon cinema... anche se è quello fatto su misura per gli Oscar, cioè di genere storico, in costume e che racconta un handicap.

 Il Discorso del Re è disponibile già da una settimana nell'ormai consueta doppia edizione Eagle, cioè DVD e Blu-Ray. Entrambe condividono gli stessi extra, ma le specifiche tecniche del Blu-Ray sono ovviamente superiori e consentono di gustare il film con una resa analoga a quella cinematografica.

 Restando sugli extra, in definizione standard su entrambi i supporti, ecco l'elenco dettagliato:

• Guerra di parole: The Making of (5 min. 35 sec.)
• Dietro le quinte (18 min. 9 sec.)
• 11 interviste:
• Colin Firth (8 min. 41 sec.)
• Geoffrey Rush (7 min. 58 sec.)
• Helena Bonham Carter (5 min. 42 sec.)
• Guy Pierce (9 min. 7 sec.)
• Timothy Spall (4 min. 35 sec.)
• Tom Hooper (8 min. 53 sec.)
• David Seidler (4 min. 32 sec.)
• Tain Canning (4 min. 33 sec.)
• Gareth Unwin (2 min. 48 sec.)
• Neil Swain (3 min. 12 sec.)
• Mark Logue (1 min. 48 sec.)
• Crediti

 L'immagine del Blu-Ray è in formato 1.85:1 1080p, compressa in AVC Mpeg4. L'audio è in Dolby True HD 5.1 e DTS HD MA 5.1 per l'italiano e Dolby Digital 5.1 per l'inglese, con in più una traccia descrittiva per non vedenti e sottotitoli in inglese e italiano per non udenti.

 Il DVD si ferma al video anamorfico 1.85:1 e all'audio inglese e italiano Dolby Digital 5.1. Anche in questo caso è presente la traccia per non vedenti, oltre ai sottotitoli italiani e inglesi.

 Entrambe le edizioni includono un bel cartonato slipcase (con tanto di titolo in Braille) e un poster che riproduce un'affissione propagandistica voluta da Re Giorgio VI in seguito allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale.