posted: 27.08.2003 @ 22:06 |
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DVDWeb@Venezia : Day 0
Addio mia bell'amata!
Come tutti i racconti di viaggio che si rispettano, anche questo non inizia nel luogo di arrivo, bensì a molti chilometri di distanza, e nella fattispecie, in una piccola stazioncina ciociara di una località dove lo scrivente ha 'abbandonato' moglie e figlio e - come ogni anno - parte all'avventura del Festival della località più scomoda, cara e affascinante del mondo.
Dopo che il piccolo ha mostrato la solita indifferenza che denota un gusto per il sarcasmo alla tenera età di appena quattro anni (''Buon viaggio papà, non ti disperare...'') è durante lo straziante addio alla consorte che suona immancabile il cellulare con l'amico incaricato di ritirare l'accredito che ribadisce il solito concetto: ''Non risulti accreditato...''.
Ora, non che uno debba per forza replicare ad ogni partenza in treno, l'atmosfera di un film di Ernst Lubitsch con tanto di treni fumosi e immagini in bianco e nero. Però, salutarsi tra un improperio e l'altro per colpa del solito ufficio accrediti della Biennale è veramente lontano da ogni romanticismo.
Del resto anche l'accredito e la sua immancabile scomparsa non è un problema grave e - soprattutto - nulla di cui preoccuparsi. Storicamente la Biennale non mi ha mai accreditato. Ogni volta si sono persi tutto e ogni volta - previa rissa con le vipere a tacco a spillo e seno di granito che stanno all'ufficio accrediti - alla fine mi hanno graziosamente dato il sospirato pass.
Diversa la situazione sull'aereo. Lì, invece, il ritardo d'obbligo, varia di anno in anno. E sempre per motivi differenti che meritano un plauso per la loro marcata originalità.
Un anno la porta non si chiudeva, un altro c'era traffico, un altro ancora (questo peraltro) abbiamo dovuto aspettare un odioso gruppo di passeggeri in transito da Lampedusa che oltre arrivare abbronzati e rilassati, si lamentano per il ritardo dell'aereo (due ore...) causato da loro!!!
In compenso Venezia si presenta stupendamente in ritardo, come sempre. Il villaggio del cinema è sprangato, con rari dannati che si aggirano tra gli stand rigorosamente chiusi di quella fiera strapaesana del cinema che l'orgoglio italico insiste nel chiamare Festival.
All'Excelsior, albergo di lusso, epicentro della mondanità del Festival non c'è ancora un'anima.
Tutto è chiuso con nessuno in vista, me ne torno a prendere l'autobus che ha la sua ultima corsa a mezzanotte (è o non è patetico un Festival del genere?). Ovviamente le proieizioni possono finire anche alle due di notte. In quel caso la strada si fa a piedi stramaledicendo Lampedusa, gli aerei, gli autobus e i biglietti che in un anno sono rincarati di 23 centesimi. Ben un terzo in più del prezzo dell'anno scorso.
Ogni volta viene da porsi la domanda? Come mai si tiene un Festival nella città più assurdamente scomoda del mondo, dove tutto diventa carissimo in maniera ingiustificata? Per non parlare del fatto che per consolarsi ci si legge le riviste americane che vengono distribuite gratis dagli stand. Una si trova abbandonata così alla fermata. E la notizia che fa accapponare la pelle peggiora il resto della serata: Michael Cimino non farà più i commenti ai DVD dei suoi film. Dopo quello de Il cacciatore si è commosso troppo... Della serie: ''E chissenefrega...'' L'importante era quello del film con De Niro. Per il resto...
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A presto con nuove, curiose anticipazioni!
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