posted: 24.07.2003 @ 20:30 |
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Fabrizio Ferrucci rivela tutto!
L'A.D. di Columbia, dietro le quinte dei ridoppiaggi!
Il clamore della protesta, l’eco sui giornali ha fatto sì che Fabrizio Ferrucci, Amministratore Delegato di Columbia TriStar Home Entertainment, Vicepresidente di Univideo, Presidente della Fapav, Presidente del disciolto DVD Group, unanimemente riconosciuto come uno delle massime autorità del settore video italiano e uno dei padrini della nascita del DVD nel nostro paese abbia accettato di rispondere a (tutte) le nostre domande su doppiaggi e ridoppiaggi.
Senza censure, senza ipocrisie, con quello stile sincero e inconfondibile di duro che lo fa rispettare e temere come – giustamente – è dovuto ad ogni autorità di una materia complessa come quella del DVD.
Un torrido sole d’estate ha avvolto Roma e gli uffici della Columbia TriStar scintillano nella luce soffusa del pomeriggio. Fortunatamente l’aria condizionata non rallenta il lavoro di nessuno all’interno di Columbia la cui sede è poco fuori la città sulla Via Flaminia, a breve distanza dal Centro Rai di Saxa Rubra. Fabrizio Ferrucci nel suo ufficio pieno di magnifici poster in bianco e nero con immagini tratte dai film Columbia o di grandi del Jazz, riviste di DVD di tutto il mondo, edizioni rare di libri di cinema e di DVD sta controllando alcuni degli ultimi consuntivi e – al tempo stesso – si legge le anticipazioni del mercato inglese su una rivista di settore, mentre ogni tanto – al telefono – si tiene informato sullo stato di alcune prossime uscite che gli stanno particolarmente a cuore.
Questa lunga descrizione passerà alla storia e non certo per la qualità di chi scrive, bensì perché Ferrucci appartiene ad una specie che andrebbe protetta, perché a rischio. Un manager in via di estinzione che, oltre essere un grandissimo esperto di cinema e di musica (ha lavorato per lungo tempo nel settore discografico, nella RCA), conosce e menadito il cinema mondiale e – soprattutto – è un collezionista di rara testardaggine e passione che – come molti – non sa resistere a comprarsi DVD in maniera compulsiva.
Dischi digitali che ama e che odia, riconoscendo difetti e pregi. Se non facesse il lavoro che fa dirigerebbe sicuramente una rivista o un sito di DVD. E le sue recensioni non andrebbero tanto per il sottile. Un executive stimato, rispettato e temuto, ma anche non del tutto capito da chi – una volta – prima di lavorare nel cinema si occupava di movimentare merci e che non conosce la differenza né tecnica, né artistica tra i film. Un uomo che ha fatto della sua passione un lavoro e del suo lavoro una passione.
Dottor Ferrucci, lei come vede i suoi DVD da spettatore casalingo?
Ho un proiettore e uno schermo di grandissima qualità che uso esclusivamente per vedere i DVD. Il televisore lo adopero per il resto.
Si definirebbe un appassionato?
Un super-appassionato!
Ci aiuta a capire, perché sui DVD di edizioni di film famosi come E.T. e C’era una volta in America non troviamo – oltre alla versione ridoppiata – anche la traccia mono originale?
Perché alle Major americane del doppiaggio italiano non gliene importa niente. O – perlomeno – il doppiaggio è uno degli ultimi aspetti del lancio di un film. La verità è che con i sondaggi che si fanno, si sa che il pubblico acquirente di DVD è interessato moltissimo all’audio Dolby Digital multicanale. Se il film - originariamente – era Dolby Stereo, si può tentare di ricreare un audio multicanale virtuale che non ‘suona’ benissimo, ma migliora comunque la situazione, ma se la traccia originale era mono non ci si può fare nulla. In quel caso lì, allora, il film va ridoppiato. Se, però, l’edizione del DVD è diversa da quella cinematografica, allora si sommano due aspetti che complicano lo stato delle cose.
Parliamo dei ridoppiaggi effettuati dalla Columbia: U-Boot 96…
U-Boot 96 era mono e la qualità tecnica della colonna era pessima. L’originale tedesco era in Dolby Stereo, ma poiché era stato distribuito in Italia nelle sale da una piccola società, per risparmiare, avevano scelto la colonna mono. Ho deciso di farlo ridoppiare, perché la traccia internazionale era superlativa e il film pretendeva un nuovo doppiaggio. D’altronde le voci che l’avevano doppiato all’epoca non erano molto note e quindi ho preferito dare vita ad una nuova edizione.
Quanto costa restaurare una colonna mono?
Moltissimo. Diverse migliaia di Euro a seconda della lunghezza del film. Costa comunque meno di un ridoppiaggio che oscilla tra i diecimila e i trentamila Euro.
Perché doppiare e non restaurare?
Perché anche restaurato, l’audio resta comunque mono. Restauri la qualità, ma non avrai mai un audio multicanale. E questo conta più di tutto.
E quei DVD che dicono traccia mono rimissata in Dolby Digital 5.1?
Mi limito ad osservare che le recensioni dei DVD e i forum su Internet servono proprio per questi casi…
E’ impossibile trasformare una traccia mono in Dolby 5.1?
Sarebbe possibile se si trovassero i cosiddetti premix, ovvero le registrazioni delle singole voci dei doppiatori. Con i dialoghi separati si poteva rifare tutto il procedimento audio. Si tratta di casi rari, rarissimi in Italia.
Perché questi premix non esistono più?
Per incuria e per risparmio.
Risparmio?
Ancora oggi – purtroppo – qualche società ricicla i materiali di incisione perché costano cari.
Non si può fare nulla, altrimenti?
Non esiste ancora una macchina così avanzata in grado di estrapolare le singole voci da una colonna audio originale separandole dai suoni.
E chissà se esisterà mai…
Ne riparliamo tra trent’anni. Anzi, forse, tra trent’anni avremo computer in grado di rigenerare le voci originali dei doppiaggi, imitando le voci di attori defunti. Staremo a vedere…anzi – a sentire.
Perché, invece, non avete inserito la traccia mono originale in Incontri ravvicinati del terzo tipo?
Perché non c’entrava e perché si trattava comunque di un editing diverso. Quella in DVD è la terza versione del film. Alcuni punti audio mancavano e gli americani preferivano uscire così con un nuovo doppiaggio, anziché dovere fare un audio forzato con i sottotitoli in automatico.
Quindi il nuovo doppiaggio sarà incluso anche nell’edizione Superbit in uscita il prossimo autunno?
Sì.
Per lei ha un senso includere la colonna del doppiaggio originale anche se è mono e se non è un granché?
Sì, certamente: io sono totalmente d’accordo con i fans, categoria di cui faccio parte, e anche io sono deluso da certe edizioni in DVD. Facciamo, però, un po’ di chiarezza: il costo di produzione di un DVD diventa molto alto se – nel caso di film lunghi – vogliamo includere tracce audio aggiuntive. Soprattutto se questo crea dei problemi di compatibilità di durata. Poi si aggiunge il problema dei sottotitoli ‘obbligati’ anche per la versione audio più corta. I prezzi lievitano e tutti – alla fine – si confrontano con i costi. Le Majors, spesso, sono costrette a scegliere un compromesso che porta al risultato migliore attraverso la strada più agevole.
Una buona soluzione è quella di Lawrence d’Arabia. Traccia audio originale, sottotitoli obbligati nelle parti che mancano del doppiaggio…
Qualcuno, però, ci ha mandato lettere di fuoco dicendo che eravamo dei pazzi e che avremmo dovuto ridoppiare integralmente il film. Ci hanno accusato di ‘sacrilegio’…
La colonna audio originale sarebbe entrata nel DVD, doppiato di nuovo?
No. I dischi sono pieni zeppi di inserti già così. Avremmo dovuto farla a tre dischi solo per l’Italia, ma i costi sarebbero stati per noi e per il pubblico molto elevati.
In futuro noi assisteremo sempre più a nuovi doppiaggi di vecchi film. Cosa ne pensa?
Prima di tutto vorrei puntualizzare un elemento: è vero, le società di distribuzione considerano poco il doppiaggio…
Mi scusi se la interrompo, ma come si fa a dire che le società americane considerano ‘poco’ il doppiaggio?
Lo considerano meno importante in senso relativo, ovvero sanno perfettamente che un doppiaggio di qualità aiuta il film: è importante e favorisce le vendite, ma qualunque Major se interpellata riguardo la destinazione dello stesso budget al marketing o al doppiaggio, preferisce puntare sul marketing. Il marketing di un DVD è considerato più importante dell’edizione del doppiaggio.
Cosa voleva puntualizzare?
Il fatto che, spesso, sono proprio le società di doppiaggio a non dimostrare alcuna cura del prodotto affidatogli da una Major. Quando uno doppia un film ‘storico’, dovrebbe porsi in maniera filologica nei confronti di tutta la produzione e dell’edizione originale e italiana. Io ho toccato con mano, invece, una notevole disattenzione verso questi dettagli da parte di società che realizzavano doppiaggi televisivi, ovvero senza rumori di fondo, non rispettando il sincero-labiale e non tenendo in considerazione i toni e le intonazioni. Ammenoché il film non debba uscire di nuovo al cinema. Allora lì, la cura è massima e si segue un doppiaggio cinematografico. Il doppiaggio di film vecchi è fatto, spesso, come per dei film Tv.
Come guarda, allora, alle proteste su Internet del pubblico?
In maniera positiva e negativa. Le apprezzo, perché significa che c’è un pubblico di appassionati cui noi ci riferiamo che è in grado di capire e di apprezzare le differenze, dando vita ad un consumo consapevole che premia la qualità.
In un altro senso credo che su alcune questioni non si debba esagerare: sulla qualità artistica non discuto. Il doppiaggio deve essere fatto bene. Su quella tecnica io penso che nessuno può volere vedere editato con solo audio mono e scadente un capolavoro. Il pubblico siamo noi, ma non solo. Il cinema è come una torcia olimpica e ognuno di noi la passa ai propri figli. Io ho comunicato questa passione a mia figlia che è adolescente e che da sempre guarda i film con grande cura e amore. I suoi lettori fanno e faranno lo stesso. Domani dei ragazzi che oggi sono piccolissimi vedranno questi capolavori e cosa gli potrà importare che ci sia questo oppure quell’altro doppiatore che noi, invece, abbiamo amato come Amendola in C’era una volta in America? Se non lo vedranno in originale, avranno, però, il diritto di vederlo con la qualità migliore possibile, con gli effetti in multicanale, di capire e di amare il film come noi. Sì, è vero siamo nostalgici di certe voci. Ma trovo comunque retrò pensare di non ridoppiare un film perché ‘sacro’. E’ una cosa senza senso, che limita il pubblico potenziale di qualsiasi titolo. Mi sembra come volere difendere il ‘cric crac’ della puntina del giradischi o le righe sulla pellicola rovinata. Dobbiamo guardare al futuro.
Qual è la situazione ideale?
Nuovo doppiaggio Dolby Digital 5.1, traccia mono originale restaurata. Questo, però, nel mondo reale, spesso, non è reso possibile dagli investimenti e dai costi.
Dai vostri studi i clienti che guardano a questi elementi quanti sono?
Meno di coloro che guardano a queste problematiche con attenzione.
In altre parole, le Majors, spesso, possono fare quello che vogliono tanto la maggioranza del pubblico i DVD li compra comunque…
Non è sempre così, ma il più delle volte sì. Eppoi c’è un altro fattore: non tutti quelli che lavorano in questa industria sono consapevoli di queste problematiche o hanno una cultura tale da capire cosa rappresentano. Molti stanno in certi posti, assolutamente, per caso…
Un’edizione ‘ideale’ costerebbe molto di più anche al pubblico…
Certamente. Eppoi, ripeto, c’è la convinzione che l’audio multicanale vende sempre e comunque di più.
Columbia Classics ha consentito – per la prima volta – di apprezzare in pieno la lingua originale di attori come Brando, Bogart, Cary Grant completamente stravolti dalla voce italiana. Perché – ascoltandoli in inglese – certi film come Fascino o La Signora di Shanghai sembrano decisamente più moderni?
Perché fino ad una certa epoca, fino alla metà degli anni Sessanta, il doppiaggio veniva recitato come se fosse teatro. L’originale, che, invece, era un’interpretazione naturale, oggi risulta più ‘vero’ e realistico.
I film americani degli anni Trenta, però, in inglese sono teatrali come in
italiano.
Lei, ovviamente, vede i film in inglese con i sottotitoli…
No, no. Io li guardo in italiano, perché sono innamorato del vecchio doppiaggio e soprattutto i classici mi divertono enormemente con le voci che sentivo da bambino.
Amo molto Cigoli, De Angelis, Carletto Romano, Sinibaldi…All’inizio recitavano anche loro, poi, nel corso del tempo hanno acquisito la naturalezza dell’intonazione e dell’espressione. Francamente mi diverto di più…
Lei è uno dei maggiori esperti e critici di DVD di questo paese…
Sì, e per questo mi cacceranno via…
…Facciamo qualche recensione…
In positivo devo dire che la cosa più bella che mi ha dato a livello personale il DVD è stata il potere vedere i film in bianco e nero sul grande schermo di casa. E’ una vera e propria meraviglia, perché noi oggi vediamo alcuni film meglio di quando venivano proiettati in pellicola alla loro uscita al cinema. Un’esperienza unica.
…Parliamo, però, di qualcosa che l’ha stupita in negativo?
Il formato video sbagliato dell’edizione della trilogia de Il Padrino! E’ un’edizione approvata da Coppola, e non comprendo come Coppola abbia potuto dare il suo assenso ad avere un formato televisivo in sedici noni. Spero che qualcuno l’abbia convinto che era meglio fare così, altrimenti non me lo spiego.
Ma come accadono queste cose?
Non c’è nessuna passione. Non c’è nessuno che – nell’industria – alzi la mano e dica ai suoi capi: “Ma cosa state facendo?!” o meglio “Ma cosa stiamo facendo?!”. Quelli, così, continuano a sbagliare…
Lei l’ha fatto, però, in molti casi. Ha alzato la mano e…
…Questo non significa, però, essere popolari o benvisti... nessuno ti premia, anzi…
Cosa pensa di edizioni in DVD ‘con problemi’ come E.T. in tre dischi o C’era una volta in America?
Come utente e appassionato non condivido le scelte che sono state fatte, ma come membro dell’industria riconosco che bisognerebbe comprendere che cosa le abbia originate. Sicuramente sono stati commessi degli errori che è impossibile capire se non si è curato quei DVD in prima persona. Sicuramente si è trattato di costi e problemi di budget. Trovo, però, strano che Spielberg abbia lasciato passare una cosa del genere.
Spielberg, però, ci ha detto che lui non ama il doppiaggio dei suoi film…
Come principio sicuramente, ma anche lui fa di necessità virtù e ha una sua assistente personale poliglotta che cura i doppiaggi dei suoi film in italiano, spagnolo e francese. Io la conosco personalmente e so che questa persona si occupa dei doppiaggi anche delle sue produzioni. Tutti i doppiaggi vengono approvati da lei. Forse non si è curata di quelli vecchi e della loro utilizzazione.
Alla fine di questa intervista possiamo dire che ‘la Columbia non sbaglia’?
No. Non è vero. Noi sbagliamo come tutti gli altri, anche se – garantisco – ogni giorno, ogni ora, ogni minuto cerchiamo di fare il massimo quality control. Ma anche noi siamo soggetti alla regola del ‘solo chi non lavora non sbaglia’. E noi lavoriamo…
Diciamo che lei si fa garante della qualità?
Questo sì, ma bisogna anche pensare che non sempre è possibile ottenere il massimo per motivi esterni, collegati allo stato dei materiali, ai diritti e alla disattenzione altrui. Noi non abbiamo tutto in house e certe cose che ci arrivano dall’esterno vanno ricontrollate mille volte. Il dialogo con tanti soggetti non sempre è facile.
Il mercato americano offre prodotti sempre ottimi in DVD. Perché può capitare che ci sia questo scalino tra l’edizione internazionale e quella locale?
Perché loro ritornano sempre dell’investimento fatto. Sono soldi ben spesi che ha sempre un tornaconto. Del resto Il buono, il brutto e il cattivo è stato ridoppiato in America in lingua inglese con un attore che imitava Lee Van Cleef. Un costo notevole di cui sono sicuramente rientrati. Un’edizione in inglese gira in tutto il mondo, una in italiano è limitata ad un solo mercato. Si potrebbe non rientrare mai dell’investimento.
Perché?
Perché se in America un disco vende poco, vende comunque decine di migliaia di copie. Qui da noi se vende poco, non vende davvero nulla…
Perché Columbia Tristar Italia pubblica ancora confezioni in Super Jewel Box?
Ci piace tanto: occupa meno spazio (il che non guasta), si legge da sopra e da sotto, è elegante, è più bello da avere e da vedere. E’ più vicino al Cd, mentre la logica dell’Amaray è più vicina all’estetica Vhs. Non vedo, perché bisogna riproporre qualcosa di simile. Unico handicap la fragilità. Se cade male, si rompe.
Sono in vendita le confezioni ricambio?
Come no! Anche via Internet, soltanto che vengono vendute con un ricarico del 100%. Il costo – a dir tanto – è quaranta centesimi e – molti approfittandosi – arrivano anche a un Euro e mezzo.
All’estero lo usa ancora qualcuno?
In America per le edizioni di culto e prodotti di nicchia, perché è considerato un Super, come dice la parola stessa. Noi abbiamo resistito fortemente a questa cosa, tranne che per le edizioni di catalogo a prezzo ribassato.
Nel 2003 la qualità dei DVD Columbia è ancora superiore a quella degli altri?
Non lo devo dire io. Certo è che la nostra forza sono le macchine dell’authoring Sony e la duplicazione nel DVD Center di Hanif in Austria. Qualità massima, ma – comunque – in caso, preferisco siano gli altri ad esprimere un giudizio.
Parlando da fan?
Columbia è al numero uno, ma per molti titoli nuovi metterei Warner Home Video al numero due. Altre società – anche importanti – hanno ancora alcuni problemi di compatibilità.
Però la confezione dei DVD Warner…
E’ una scelta all’opposto della nostra. Ho visto che recentemente fanno cose in digipack e mi piace molto.
Sempre da fan, un difetto di una confezione Warner?
Quando ho comprato Ogni maledetta domenica di Oliver Stone sono rimasto esterrefatto dal vedere il secondo disco avvolto in una bustina di carta…
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A presto con nuove, curiose anticipazioni!
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Fabrizio Ferrucci rivela tutto!
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