Quando Mathieu Kassovitz era il principe del giovane cinema europeo vinse 16 anni fa la miglior regia al 48' Festival di Cannes per L'odio, l'ultimo evento cinematografico che coinvolse e sconvolse il mondo.
Veniva dal suo esordio, Metisse. Anche qui troviamo lui come attore, il rap, Koundé e Cassel, padre e figlio. Commedia sentimentale tra Spike Lee e Cassavetes, è un gustoso divertissment antirazzista.
Due anni dopo arriva L'odio: tre ragazzi, tre religioni, tre etnie nelle banlieues parigine, senza ancora Sarkozy a definirli "feccia". L'ebreo Vinz (Vincent Cassel) è un teppista che pretende rispetto e per averlo dovrà passare per la canna di una pistola. Di uno sbirro. Ha il mito della violenza e del De Niro di Taxi Driver. Con lui altri due emarginati, il più tranquillo Hubert (Hubert Koundé), nero, la cui esasperazione passa per una palestra bruciata e il maghrebino Said, diviso tra (ir)responsabilità e violenza. Scosse le coscienze tre lustri fa, ora sembra un reportage.
A chiudere la trilogia Assassin(s). Kassovitz fugge dal culto sociopolitico con un film di genere tout court. Sottovalutato allora - tutti si aspettavano il sequel dell'Odio - ora possiamo apprezzarlo in tutto il suo valore, anche grazie all'eccellente coppia Kassovitz - Serrault. Un romanzo criminale di formazione.
Tre gioielli in quattro anni.
Contiene:
- Metisse (1993)
- L'odio (1995)
- Assassin(s) (1997)