I figli della violenza Il dramma sociale dei bambini di strada a Città del Messico: vittime predestinate di una situazione pericolosa e di un destino avverso da cui è possibile fuggire solo attraverso il sogno o la morte.
Nazarin Padre Nazario, per seguire un cristianesimo ispirato totalmente ai Vangeli, ha lasciato tutto e vive in povertà per fare del bene agli altri. Convocato da un alto prelato che gli rimprovera di avere dato ospitalità a una ricercata e di avere una relazione con lei, Nazarín sceglie di lasciare la città e di andare peregrinando nel Messico infiammato dalle rivoluzioni di inizio secolo. In compagnia di una donna abbandonata dal suo amante e della prostituta all'origine dei suoi guai, Nazarín termina la sua parabola su domande inquietanti: è possibile seguire la via di Cristo oggi? La Chiesa è in grado di assicurare una vera fede o non è piuttosto una istituzione collusa col potere e che con la verità non ha più niente a che fare'
Tristana Una giovane orfana, Tristana, viene affidata a un anziano tutore, Don Lope, un individuo spiantato e libertino, nemico dei preti e del matrimonio, difensore dei deboli e arbitro di questioni cavalleresche, che dal primo ruolo di padre putativo passa ben presto, nei confronti della fanciulla, a quello di seduttore e amante. Tristana accetta, per un poco, l'equivoca situazione, poi se ne infastidisce e, incontrato un pittore, Orazio, se ne va con lui, piantando Don Lope. Questi è amareggiato, ma anche fermamente convinto che, prima o poi, Tristana tornerà. Dopo due anni, infatti, ecco ritornare la giovane: gravemente ammalata a una gamba, che verrà amputata, la giovane, abbandonato Orazio e accolta da Don Lope, diventa sua sposa (l'anziano dongiovanni s'è lasciato convincere, da un prete, al matrimonio). Inasprita dalla sua menomazione, però, Tristana è diventata crudele e, astutamente perfida, mira soltanto a impossessarsi dei beni che Don Lope ha ereditato da una ricca sorella. Così, quando il vecchio verrà colto da una crisi cardiaca, ella assisterà indifferente, senza chiamare un medico, alla sua fine. |
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